Si affaccia sul versante di ponente offrendo una magnifica vista del Borgo di Ischia Ponte e della Spiaggia dei Pescatori; in secondo piano si vedono la zona collinare e la vetta del monte Epomeo.
Costruita a partire dal 1737 al posto di una precedente cappella dedicata a S.Francesco, la chiesa della Beata Vergine Assunta, detta dell'Immacolata, fu voluta dalla madre badessa Battista Lanfreschi dell'attiguo Convento delle Clarisse. L'onere della costruzione, particolarmente rilevante data la mole e le scelte architettoniche della chiesa (vedi struttura e dimensioni della cupola), risultò non sostenibile per il convento, già gravemente indebitato; si giunse addirittura a dover vendere l'argenteria del Convento per far fronte alle spese più immediate. Per questo motivo la chiesa non fu ultimata e le sue pareti sono oggi completamente bianche.
Presenta una pianta a croce greca con l'aggiunta di un presbiterio e di un pronao d'ingresso. La facciata, così come le pareti esterne dell'edificio, è semplicemente intonacata e mostra uno scarno portale in pietra lavica. L'invaso interno, decorato riccamente di cornici, lesene, paraste e stucchi barocchi è concluso da un'alta cupola impostata su un tamburo circolare forato da 8 finestroni; le pareti sono intonacate ed i pavimenti in cotto rustico campano. Ospita dal 1980 mostre d'arte contemporanea oggi promosse e organizzate dall'associazione "Amici di Gabriele Mattera"; tra le altre ricordiamo le esposizioni delle opere di Santomaso, Dix, Picasso, De Chirico, Bay, Grosz, Manzù, Morandi, De Pisis, Cremonini, Burri e Arcangelo ideate e realizzate da Gabriele Mattera e sua moglie Karin nell'ambito delle "Manifestazioni del Castello Aragonese d'Ischia".
Fondato nel 1575 da Beatrice Quadra, vedova d'Avalos, ospitava circa 40 monache dell'ordine delle Clarisse, provenienti dall'eremo di S. Nicola sul monte Epomeo dove avevano fissato la loro prima dimora. Le monache, in gran parte figlie primogenite di famiglie nobili, erano destinate alla vita claustrale già in età infantile per lasciare l'eredità familiare al primo figlio maschio. Il Convento fu soppresso nel 1810 con la legge di secolarizzazione emanata da Gioacchino Murat, Re di Napoli: le monache superstiti, nel numero di 16, si trasferirono prima nel palazzo dei marchesi Lanfreschi in Ischia Ponte e poi nel convento di S. Antonio.
Situato al di sotto della chiesa dell'Immacolata, è costituito da una serie di ambienti, coperti da basse volte a botte, che accolgono gli scolatoi, seggioloni in muratura sui quali venivano assisi i corpi senza vita. La carne si decomponeva lentamente, gli umori venivano raccolti in appositi vasi e infine gli scheletri essiccati ammucchiati nell'ossario. Tale macabra pratica trovava fondamento nella necessità di evidenziare al massimo l'inutilità del corpo in quanto semplice contenitore dello spirito; il rifiuto di una sepoltura individuale sottolineava ancora una volta questo convincimento. Ogni giorno le monache vi si recavano in preghiera a meditare sulla morte e, trascorrendo svariate ore della giornata in un ambiente così malsano, contraevano spesso gravissime malattie, in alcuni casi mortali. Il cimitero non presenta finestre e l'areazione è garantita solo dalle cosiddette "ventarole", lunghi e stretti cunicoli di forma quadrangolare che mettono in comunicazione gli ambienti con l'esterno. Da un'attenta osservazione delle malte degli intonaci si desume che tali ambienti, prima di essere adibiti a cimitero, fossero delle cisterne per la conservazione dell'acqua piovana.
Aperto sul versante nord-occidentale, lascia scorrere lo sguardo dal Borgo di Ischia Ponte al Porto d'Ischia. In assenza di foschia è possibile vedere i monti della terra ferma.
Da qui si gode un punto di vista privilegiato su una scena davvero romantica: i ruderi della Cattedrale dell'Assunta in dialogo con la dolcezza della Baia di S. Anna. Un luogo che invita alla sosta, una terrazza giardino, con tavolini immersi tra buganvillee, ginestre, gelsomini e lantane.
Antica costruzione del Castello, nella quale oggi sono esposti resti delle epoche passate ed arte moderna. Si possono ammirare pregevoli strutture architettoniche, che si sovrappongono, risalenti ad epoche diverse. Attraversando questa casa si accede a meravigliosi sentieri e terrazzi, al bar "Il Terrazzo", alla rigogliosa vegetazione del Castello e alle antiche chiese e monumenti.
Detta a Pantaniello perché la statua del santo proveniva da una chiesetta di antiche origini, poi abbandonata, sita su una collinetta nei pressi dell'attuale porto d'Ischia, all'epoca un laghetto denominato il pantaniello, a causa delle sue acque stagnanti. Tale laghetto fu aperto nel 1851 sul lato che confinava col mare dal Re di Napoli Ferdinando II di Borbone per trasformarlo in porto. La chiesa è a pianta esagonale, presenta una cupola ribassata e un interno dal gusto tipicamente toscano con l'alternanza di cornici e modanature in pietra e di ampie aree intonacate bianche. Probabilmente lo spazio centrale si apriva su 5 cappelle perimetrali descritte dalle fonti storiche e oggi non più esistenti: questo spiegherebbe anche l'anomala presenza di ampie finestre ad arco (originari varchi d'accesso alle cappelle). L'architettura si attribuisce all'arch. Jacopo Barozzi, detto il Vignola. Fu costruita da Dionisio Basso per destinarla al figlio Pompeo, sacerdote, e aperta al culto nel 1564.
Queste strutture nacquero quando, cessato il pericolo dei pirati, la gente tornò sull'isola. Sulle rovine degli antichi fabbricati, crollati per il cannoneggiamento inglese e per i terremoti, si coltivò la vite.
Conduceva, in passato, ad una antica chiesa e a strutture varie trasformate dai Borbone nel 1823 in carcere ed accessori.
Un preesistente stabile fu adibito a carcere nel 1823 dai Borbone di Napoli. Nel 1851, insieme a criminali, furono rinchiusi prigionieri politici tra cui Poerio, Pironti, Nisco, Agresti e molti altri illustri del Risorgimento Italiano. Le robuste porte, i massicci cancelli, le diverse garitte, gli spioncini dai quali giorno e notte i prigionieri venivano sorvegliati, testimoniano la severità del carcere.
Un tempo fu il giardino del Castello. Da qui l'occhio spazia per 300 gradi dai Monti Lattari al Golfo di Gaeta e sulla trasparenza del mare. Alle spalle si erge il Maschio che NON SI VISITA. Si ammirano dall'esterno le imponenti torri angioine. Fu ricostruito nel 1441 da Alfonso D'Aragona che lo regalò a Lucrezia d'Alagno, la bella popolana di Torre del Greco, della quale si era invaghito. Più tardi vi dimorò per 35 anni la principessa Vittoria Colonna, celebre poetessa, fuggita da Roma col padre per motivi politici all'età di 8 anni. Sposò Ferrante d'Avalos e richiamò sul Castello i maggiori artisti e letterati del suo tempo. Dopo la morte del marito, caduto in battaglia, cercò conforto in vari conventi d'Italia. Morì a Roma. Michelangelo Buonarroti fu suo amico e grande ammiratore.
Situato nel punto più alto nella zona visitabile, gode della incantevole vista su tutto il Golfo di Napoli, su Ischia e sulle isole vicine.
Ampliata su precedenti strutture da Donna Costanza Carretta all'inizio del 1500, fu destinata alla congrega dei pescatori di Ischia. È a strapiombo sul mare e per questo fu anche detta la chiesa della Madonna della Punta.
In origine vi si accedeva anche direttamente dalle sottostanti mura fortificate, mediante una scala esterna. Affacciandosi si vedono i resti delle mura, un forno per infuocare le palle dei cannoni e lo spazio che fu il campo dell'Ortodonico.
Fu tra i principali percorsi del Castello. È ricco di vegetazione mediterranea: ulivi, allori, carrubi, fichi, nespoli, melograni, fichi d'india, alianti. La vista è incantevole sullo scenario del mare e delle isole vicine.
Così detti perché conducevano alla chiesetta, un tempo esistente nella zona, dedicata al santo.
L'attuale struttura della chiesa è databile 1301 ma l'impianto originario risale al XII secolo. Apparteneva alla famiglia Calosirto d'Ischia, dalla quale nacque poi il Santo Patrono dell'isola, S.Giovan Giuseppe della Croce. Era la parrocchia di S. Nicola. Nel 1301 durante l'ultima eruzione dell'Epomeo (cratere del Monte Trippodi) il popolo d'Ischia fece voto alla Madonna e le dedicò la chiesa che fu detta della Libera perché la Madonna lo aveva salvato dalla catastrofe. Infatti è effigiata con le mani protese in avanti nell'atto di fermare la lava vulcanica. L'immagine esposta nella chiesa è la copia fedele dell'originale esistente nella Cappella del Sacramento della Cattedrale d'Ischia, dove fu trasferita agli inizi del 1800. La copia è stata eseguita dal maestro pittore Antonio Cutaneo. Presenta una pianta a navata unica coperta con volte a crociera. Recenti restauri hanno portato alla luce pregevoli affreschi di soggetto religioso risalenti al XV e XVI sec.
Il sacro edificio fu costruito dopo l'eruzione vulcanica dell'Arso (1301) in sostituzione della distrutta cattedrale esistente sull'insula major già nel 1239; fu realizzata al di sopra di una preesistente cappella che ne divenne così l'attuale cripta. Massimo splendore conobbe negli anni del Rinascimento ed, in particolare, il 27 dicembre 1509, quando ospitò le nozze di Vittoria Colonna e Ferrante d'Avalos, marchese di Pescara.
Durante l'episcopato di mons. Cotignola (1692-1702) la Cattedrale fu ristrutturata ed abbellita secondo il gusto dell'epoca (il coro dei canonici fu adornato con stucchi finissimi, le volte furono affrescate dal celebre pittore Paolo De Mattheis, il trono vescovile fu dotato di preziosi paramenti d'argento, in fondo al coro furono apposti due stemmi, uno del papa regnante Innocenzo XII della famiglia Pignatelli e l'altro della Real Casa dei re di Spagna). Tra il 25 Giugno e il 21 Agosto 1809 essa seguì le sorti degli altri edifici del castello essendo bombardata e distrutta dagli Inglesi; i poveri canonici stentarono a salvare il salvabile, riuscendo a recuperare pochi oggetti d'arte della Chiesa che vennero trasportati in quella degli Agostiniani nel borgo. In quei tragici avvenimenti, fu distrutto il secolare monumento funebre intitolato a Giovanni Cossa, padre di quel Baldassare antipapa, esistente nella Cattedrale nei pressi della porta principale; quattro colonne e tre statue a stento vennero salvate dalla razzia (fanno parte dell'attuale battistero della Cattedrale ad Ischia Ponte). Non venne risparmiata nemmeno un'antichissima statua di legno, raffigurante il sacerdote Antonio Bulgari, assiso su di uno scanno in grandezza naturale. Il 27 Luglio 1810 la Cattedrale venne traslata nella Chiesa di S. Maria della Scala ad Ischia Ponte (sede degli Agostiniani), ma i resti della vecchia struttura, contrariamente alla maggioranza degli edifici colpiti durante il bombardamento, non vennero completamente rimossi lasciandoci oggi la preziosa testimonianza di un glorioso passato.
La Cattedrale dell'Assunta è una basilica a tre navate di cui le due laterali coperte con volte a crociera; l'abside era coperto da una cupola ribassata. Vi si accede mediante una imponente scala a due rampe esposta a sud. Annessi alla Cattedrale risultano quattro cappelle, una sacrestia, un campanile e la sottostante cripta. Attualmente l'organismo si presenta mutilo della facciata, della copertura della navata centrale e dell'abside e di parte delle coperture delle navate laterali. Le rimanenti coperture a crociera poggiano sui muri perimetrali e su pilastri quadrati che inglobano le precedenti colonne romaniche in pietra. In epoca barocca la Cattedrale fu decorata con numerosi stucchi dei quali rimangono ampie tracce nell'abside dell'altare maggiore e nelle cappelle laterali ancora coperte. L'attuale consistenza di parziale rudere ha modificato notevolmente il rapporto tra invaso interno e paesaggio esterno: la mancanza di facciata e copertura dell'invaso principale ha infatti creato una diretta continuità percettiva tra edificio e natura che, se da una parte caratterizza fortemente la fruizione estetica del monumento, dall'altra crea enormi problemi di conservazione delle pareti integre dell'edificio e dei relativi decori. Attualmente è in corso un programma di restauri volto al recupero e alla conservazione degli stucchi settecenteschi e alla parziale ricostruzione delle strutture voltate di copertura; nel corso di tali restauri è stata svelata l'originaria copertura trecentesca di una delle cappelle della navata sinistra recante pregevoli affreschi di epoca angioina.
Nelle sere d'estate ospita concerti di musica classica e contemporanea, rappresentazioni teatrali, letture di prosa e poesia e proiezioni cinematografiche nell'ambito dell'Ischia Film Festival offrendo allo spettatore una cornice di impareggiabile suggestione: le atmosfere del passato riemergono discretamente in queste occasioni ridipingendo nell'immaginario collettivo la preziosità e lo splendore di un glorioso passato.
La Cripta gentilizia dedicata a S. Pietro, si trova al di sotto della Cattedrale dell'Assunta dalla quale è possibile accedervi attraverso una doppia rampa di scale. Costruita tra l'XI e il XII secolo, fu originariamente una cappella, tramutata poi in cripta in seguito alla costruzione della Cattedrale soprastante. Costituita da un ambiente centrale con due campate coperte da volte a crociera circondato perimetralmente da 8 cappelle voltate a botte, presenta una serie di affreschi di notevole pregio (XIII - XVII secc.). Le pareti di ciascuna cappella gentilizia recano figure di santi e stemmi relativi alle famiglie nobili ivi sepolte. I paesaggi campestri più volte rappresentati si riferiscono indubbiamente ai possedimenti di ciascuna delle famiglie presenti.
Evidenti sono i danni arrecati alle pareti affrescate durante il periodo demaniale del Castello così come inequivocabili sono le sottrazioni di lastre e iscrizioni marmoree operate nello stesso lasso di tempo a danno della Cripta e della soprastante Cattedrale.
Attualmente è in corso un programma di approfonditi restauri degli affreschi volto al recupero e alla conservazione di queste preziose testimonianze pittoriche. Recentemente è stata svelata una piccola cappella sottoposta rispetto al piano di calpestio della Cripta, posta immediatamente a sinistra per chi entra, a lungo murata e utilizzata come fossa di sepoltura in tempo di pestilenza: la Cappella Calosirto presenta un pregevole "Uomo dei dolori" riferibile alla metà del Trecento e scene dell'Infanzia del Cristo.
La vista spazia sull'incantevole visione di Ischia Ponte, del monte Epomeo e della collina di Campagnano.
Infine ci si inoltra nella maestosa galleria scavata nella viva roccia a colpi di scalpello, voluta da Alfonso d'Aragona nel 1441. È illuminata da lucernari che avevano anche funzione difensiva: consentivano di gettare sui nemici pietre e pece bollente. La galleria era protetta da robusti portoni in parte ancora funzionanti. Si esce dall'ultima porta dove un tempo era il ponte levatoio.
Attraverso il Ponte Aragonese, lungo 220 metri, costruito da Alfonso d'Aragona in legno e successivamente rifatto in muratura, si giunge ad Ischia Ponte. Un tempo, prima della costruzione del ponte, si accedeva al Castello mediante una scala esterna che dal mare portava direttamente al Maschio. I resti della scala sono ancora visibili dal mare.